Per celebrare il cinquantesimo anniversario della nascita della Scuola Nazionale di Alpinismo Guido Machetto stiamo organizzando, compatibilmente con gli impegni di tutti i giorni, di scalare in alcuni di quei luoghi considerati le pietre miliari dell’alpinismo e dell’arrampicata sportiva.
In occasione del week end lungo del 25 aprile ci siamo ritrovati tutti affacciati sullo splendido canyon del Verdon, dove le consuetudini dell’alpinista vengono meno; qui prima si scende e poi si sale!
Inusuale è stato anche l’approccio che per decenni ha mosso gli scalatori su queste pareti. Non si scala per conquistare una cima, ma per il solo piacere che deriva dal sentire il peso del proprio corpo che si sposta da un piede all’altro su quella infinità di minuscole gocce, buchi e creazioni di calcare che l’azione dell’acqua ha generato su queste pareti verticali. Beh, quanto poi debbano essere piccole le gocce su cui muoversi è una questione molto personale….
Un grande ringraziamento va a Mauro che con un entusiasmo che non può lasciare indifferenti, ci ha fatto rivivere un pezzettino di quello che era il Verdon degli anni ’80. Comitive improvvisate di spensierati scalatori che con la giusta capacità di sdrammatizzare erano capaci di spingersi fino al loro limite tecnico e fisico.
Allora eccoci anche noi, una trentina di persone, accampati chi in tenda, chi in auto e chi in un camper forse più antico delle stesse gorges du Verdon; tutti con la paura e la voglia di calarsi in questo magnifico mondo.
Per qualcuno è stato un gradito ritorno e per molti, in particolare per noi più giovani, una bellissima prima volta. Speriamo naturalmente si tratti della prima di tante altre volte in Verdon e in molti altri luoghi che già hanno fatto la storia dell’alpinismo o che, di gran voga in questi anni, la faranno presto.
Un viaggio che nasce proprio dalla voglia di scalare e farlo in posti sempre nuovi, per far sì che l’alpinismo conservi quella sua componente di novità e avventura che lo rende speciale.
L’alpinismo, non può che essere il pretesto per vedere “il mondo” ma a tutti noi, a cui piace questa disciplina, spetta una grande fortuna; quella di godere dei paesaggi, dei colori e dei profumi dei luoghi in cui andiamo, ma allo stesso tempo godere di un microcosmo fatto di pareti, diedri, piccoli appigli, conformazioni, colori e scorci che si lasciano cogliere solo dall’alpinista e dal suo lento salire.
Dopo questa visione romantica il pensiero cade sulla più concreta speranza che il Verdon ci abbia anche reso braccia più forti e una nuova iniezione di coraggio….braccia che non ghisano e spit che non sembrano sempre troppo lontani sono la ciliegina sulla torta per chi pratica questa splendida attività!