Il 32° corso di alpinismo è terminato e l’idea di lasciare le considerazioni e le impressioni ai partecipanti ha originato un inaspettato fiumi di parole che non si limita a descrivere eventi, scalate, difficoltà ma è un condensato di emozioni e di vissuto che merita di essere letto con tutta la calma del caso. Se capitate su questa pagine e siete di fretta abbandonatela, altrimenti sedetevi e godetevi qualche momento di, se pur facile, vero alpinismo…
È il 7 luglio, accendo il computer e vedo una mail di Lorenzo; cosa vorrà penso. Vuole che scriva due righe sul corso appena concluso. Io? Cosa dire? come dirlo?
Una parola per definire questo corso: GRANDE!
Grande per le persone fantastiche che ho conosciuto, per gli istruttori che mi hanno affiancato, per i momenti spassosi passati insieme; grande per i pranzi post montagna (che alla fine è quello che ognuno aspetta quando va in montagna, è questo il bello, lo stare insieme); grande per le cose fatte nonostante il tempo ci abbia un po’ scombussolato i piani, per i panorami visti, che alla fine da in cima ad una parete o da una vetta emozionano sempre; grande per avermi fatto superare i miei limiti.
Abbiamo imparato le basi per poter iniziare a muovere i primi passi da soli nel mondo dell’alpinismo, per sentirci sicuri circondati dall’imponente maestosità delle montagne, avversari da battere e, allo stesso tempo, grandi amiche instancabili, pronte ad ascoltare, accogliere, rincuorare, rallegrare, farci staccare la spina.
Come diceva “Qualcuno” “ non esistono proprie montagne, si sa, esistono però proprie esperienze. Sulle montagne possono salirci molti altri, ma nessuno potrà mai invadere le esperienze che sono e rimangono nostre”, ecco ora, grazie a voi che avete deciso di dedicarci il vostro tempo, possiamo anche noi avere le nostre esperienze in questo fantastico mondo che è la montagna.
Grazie! Dell’entusiasmo che mettete in quel che fate, del tempo che ci dedicate, della pazienza, grazie.
Sono poche righe, poche parole, sicuramente dimenticherò qualcosa , non riuscirò a dire tutto però credo che possano bastare per raccontare di questo GRANDE corso.
Carlo, il più giovane del gruppo
Dopo la conclusione del 32° Corso di Alpinismo di Base, sarebbero molte le impressioni, le emozioni da poter riportare in queste poche righe.
Ovviamente, in primis, quelle legate alla bellezza, alla magnificenza, anche alla storia delle mete scelte, ma soprattutto quelle legate al “gruppo”, alle persone che vi hanno partecipato e a quelle che l’hanno reso possibile.
Ciò che rimane, dopo questo periodo, non è solo il ricordo delle montagne, delle scalate, della fatica e della soddisfazione, è in particolare il ricordo dello spirito con cui tutto questo è stato affrontato: condivisione, senso di comunione, cameratismo e sorrisi, sempre, comunque e dovunque. “La montagna è una sfida con se stessi” si dice… Non solo, si può facilmente scoprire che la montagna è un luogo di amicizia, di relazioni più o meno forti; condividere un pasto, un bivacco, una borraccia ci aiuta a slegarci dal concetto di individualismo e tendere verso un qualcosa di cui, forse, siamo alla costante ricerca: gli altri.
Terminate le righe più emotive, si può dire che quest’anno il clima sia stato un po’ inclemente con il gruppo, costringendolo a frequenti modifiche e a qualche posticipazione. Si è comunque trovato il modo di effettuare tutte le uscite in programma e anche qualche momento per passatempi più conviviali: “siamo andati in trattoria”.
Nel corso dell’intero periodo gli istruttori sono stati molto partecipi e attivi. Sia durante le lezioni teoriche che nello svolgimento delle uscite, hanno instaurato un clima rilassato e scherzoso, con tutti e tra di loro.
Il corso di alpinismo si è dimostrato un’esperienza più che piacevole e sicuramente da ripetere!
Edoardo
Sabato 2 Luglio, Rifugio Quintino Sella
00:18 dice l’ora sul telefonino. Tutti dormono, o almeno ci provano, e io sono accoccolata sotto le coperte a scrivere. Le cellule del corpo sono straordinariamente felici e sicuramente sarà difficile addormentarsi…tanto vale utilizzare questo tempo per mettere nero su bianco ciò che è appena capitato!
In questi giorni mi ruzzolava per la testa l’idea di scrivere un articolo per il sito della scuola. Mi fu chiesto già alla fine del corso di arrampicata, ma ne uscì uno scritto talmente intimistico che in realtà non volli darlo in pasto alla rete. A luci oramai spente, sono qui nel letto a pensare a cosa poter scrivere. Vuoto. La mia mente la sera ultimamente vaga e divaga e abbandonata l’idea dell’articolo ha iniziato a ruzzolare. “Parti da prima!” ha detto. “Cosa ci fai qui e cosa trovi che ti fa stare bene?”. Ruzzola ruzzola e la parola che ne viene fuori è “l’amore per il bello”. E qui c’è tanta bellezza.
La giornata di oggi è stata veramente molto piacevole. Il gruppo non era folto e questo ha reso tutto meno dispersivo. C’è stato modo di chiacchierare, ridere e scherzare un po’ con tutti. Momenti di riflessione e discussione sul ruolo delle guide alpine e di quello del CAI, oppure sui problemi imbarazzanti relativi all’alta quota. Altri momenti in cui ci siamo letteralmente spanciati dal ridere:a quanto pare non è possibile fare gestacci indossando un paio di moffole! Qui c’è serenità, non c’è competizione e c’è la rilassatezza. Bello un bel gruppo, in quest’anno ho avuto modo di vedere il gruppo istruttori crescere dando fiducia alle nuove leve… bravissimi!
Penso allo zaino e a ciò che porto in esso ogni volta che affronto una salita. Sudando e faticando la mente fruga e trova un oggetto in quello zaino: oggi è quello che ti ha appesantito questa settimana, domani forse sarà quello che da parecchio tempo ti porti sulle spalle ed oramai è diventato come quella piccola contrattura che squilibra il tuo corpo da settimane e forse non te ne stai nemmeno rendendo conto…ma camminando la individui. Ebbene, prendi questo oggetto, lo guardi, lo rivolti e lo guardi dall’altro lato, lo soppesi e valuti quello che rappresenta per te. Poi decidi. Me ne riapproprio o lo scarto? Lo modifico o lo lascio così com’è? È importante? Magari è stato importante…forse in un passato. Allora lo prendi, lo accarezzi, lo saluti e lo depositi a terra, magari a fianco ad un fiore che da sempre ti piace tanto. Da due anni mi sono avvicinata alla montagna e diverse volte mi è capitato di ringraziarla per avermi permesso di portare a valle zaini più leggeri.
La corda lunga…quanto mi piace!. I tuoi compagni di cordata o di arrampicata ci sono. Sono pronti a sostenerti e a trattenerti in caso di bisogno…e tu ti fidi di loro. Ma tu sei lì, da solo, con le tue emozioni e le tue forze, le tue difficoltà e i tuoi pensieri.
Adoro i poteri della mente e adoro apprendere cose nuove. E devo dire che ho imparato tanto nei vari corsi che ho frequentato. Se lo scorso anno era il mio corpo a sperimentare nuovi movimenti, nuovi luoghi e nuove ed inaspettate forze, quest’anno è la mia mente a fare da protagonista. Guarda, osserva, confronta, studia e memorizza. Cinque moschettoni, 2.80 m, 3,20 m. Controlla se scorre. Se devi attaccare qualcosa al foro della piastrina fai che sia un moschettone grande. Bene. Anche oggi nuove nozioni sono state immagazzinate.
E “…oh…aspetta..che accade…pipì..nooo…Vestirsi al buio, pantaloni, maglia, giacca, scarponi, vento e freddo…uffa…sei un disastro! Se però lasci passare ancora del tempo la situazione non migliorerà…devi andare!” Quindi pian piano esco dalla mia imbragatura di sacco lenzuolo e coperte, mi vesto e mi alzo…e da lì inizia la magia. Sono contro il muro, a ridosso della finestra, e istintivamente guardo fuori. Neve e stelle, stelle e neve. Quattro piccoli vetri, intramezzati da una struttura di legno scuro, con un una paesaggio da favola. Il vento di stanotte ha portato via tutte le nuvole. Tutto ciò mi incoraggia ed esco. Non è una stellata quella che vedo…è La stellata. Quella dell’alta montagna dove non vi è inquinamento luminoso. Quella dove hai già gli occhi abituati al buio e le vedi tutte. Fantastico. Rimango un attimo ad ammirare il cielo poi di corsa mi avvio verso il bagno . Inciampo al buio e penso: “Scapuccio!”. Rido sottovoce: è una nuova parola ed è molto divertente. Corro verso il bagno e pipì veloce. Esco ed ad un tratto mi fermo. Quello che vedo è la nostra piccola dependance. Marrone. Legno. Dietro la neve e sopra le stelle. Una marea di stelle. Mi emoziono. “Buon dio dammi anche una stella cadente e sarebbe perfetto!” “Beh..dai Ale non essere pretenziosa…in effetti non si può chiedere troppo”. Cerco allora i miei punti di riferimento. Eccolo lì il Grande Carro. Quello che da quando son piccina chiamo erroneamente “il padellino” perché ha la stessa forma del pentolino scalda latte della mia casa di montagna. Conto perché è sempre bello contare per moltiplicarne il lato. 1, 2, 3, 4, 5, 6. Eccoti, stella polare, proprio sopra al nostro rifugio. Lo sguardo ricade e si posa sulla casetta di legno. Rifugio: dal latino re -fugere, un luogo in cui trovi riparo, protezione. Ripenso a quello di cui sopra, alle persone dentro che stanno dormendo. Persone che in qualche modo sono entrate tutte a far parte di questo mio pezzettino di vita. Penso alla mia attrezzatura da montagna e al mio zaino che chissà quali oggetti sfodererà domani verso il Lyskamm. Ultimamente ce ne sono tanti da trasportare…spero nella corda lunga. Bello tutto ciò mi piace. Son felice e tutte le mie cellule sono felici. Chi ha una vescica capiente stasera non potrà godere di questa bellezza del creato. Rialzo lo sguardo al cielo ed arriva. Bella, intensa, luccicante, lunga e dritta come un fuso arriva dall’alto e corre in direzione esatta del rifugio. E’ la mia stella cadente. Mi manca il respiro e la vista si appanna: la mia iniziale emozione si è trasformata in vera commozione. Quindi grazie. Grazie montagna perché in questo preciso momento mi hai dato tutto. E grazie per tutto quello che mi darai. Il mio zaino me lo hai già reso leggero stasera emozionandomi e riempiendomi il cuore di gioia. É l’ 1.05 e smetterò di scrivere. Ora ho ancora un desiderio espresso e cui pensare e domani una cima da scalare!
Alessandra
“Ore 6.00 in stazione”.
“A che ora???”
“6.00, han detto le 6.00”.
Siamo tutti. Facciamo le macchine e si parte.
Si comincia a chiacchierare, cosa fai, dove lavori. Si ride. Nonostante il sonno, si cominciano a condividere storie. Sempre tutti attenti a non perdere la macchina davanti perché, dove andiamo, è quasi sempre un posto nuovo. Finalmente parcheggiamo, divisi ognuno con un istruttore, speriamo sia simpatico, e si comincia a chiacchierare. Nella mente gira sempre la stessa domanda: “Ma questo come diamine si chiama? Perché quando mi presento penso al mio nome e non ad ascoltare l’altro?”. Poco importa, abbiamo lo stesso entusiasmo per la giornata.
Ancora qualche cenno di teoria e si comincia! Prima i coraggiosissimi istruttori e noi attenti ad osservare ogni fessura in cui si infilano mani e piedi, poi noi cercando di imitarli. Ed un tiro dopo l’altro si continua a salire, tra le risate in sosta e le difficoltà in qualche passaggio. Ma saliamo. Cominciamo a condividere uvette ed acqua nascoste nelle tasche o legate all’imbrago. Difficilmente dimenticheremo pasta e fagioli per 21 persone al Bivacco Savoie.
È tempo di scendere. Ma ritorneremo.
Quello che resta sono amicizie nuove con cui si spera di condividere ancora la montagna e ciò che ad ognuno è in grado di trasmettere, la voglia di tornarci e di scoprire posti nuovi.
Alla prossima, amici!
Marina